FILI D'ERBA
Variazioni sul tema del regalo

Testo e disegni: Laura De Luca
Musiche originali: Silvano Valci


 


 

7.  Regalo, regale
 

La parola “regalo” viene da “regale”.
Il mio regalo infatti è nobile: non ha scopo, è libero e soprattutto padrone del proprio tempo effimero.
 
Prima di darti il mio regalo ne avrò pensati infiniti possibili.
Quanti candidati ci sono al trono del re!
Ma solo uno avrà titolo. Uno solo sarà il tuo regalo.
E tu lo riconoscerai.
 
 
Però i re sono antichi, e la nobiltà puzza sempre un po’ di muffa.
Ma la nobiltà del mio regalo non sta in un potere sceso dal cielo o ereditato da chissà chi. Non deriva da antichi privilegi, non da una mia qualche supremazia su di te (o tua su di me).
La sua nobiltà è in una principesca grandezza senza pretese, in una struggente uguaglianza di tutte le parti in gioco.
Perché noi siamo meravigliosamente alla pari, anche se tu hai mille anni più di me.
 
Per questo non sarà mai un regalo firmato.
(Se non da me e dal mio sentimento!)
La sua è una regalità capovolta, di chi ti guarda dal basso esaltando la tua grandezza, e riconoscendo te come signore e come principe, pur rimanendo tuo pari.
 
Il tuo regalo non sarà mai tuo suddito, tuo servitore, tuo vassallo.
(Infatti non ti servirà a niente!)
Sarà capace invece di guardarti negli occhi (come solo un vero essere umano può fare) e la sua eloquenza discreta di cosa farà in modo che anche tu sappia guardarti negli occhi, scoprendo di te stesso qualcosa che non hai mai saputo o che hai dimenticato.
Per questo contribuirà a confermare il tuo rango di principe.
 
Il mio regalo ti nobiliterà, anche se tu non ne hai esattamente bisogno, e forse proprio per questo. Sancirà la necessità di una deferenza, porterà un po’ più in luce la tua grandezza.
E’ regale perché tu lo sei.
(E perché io ti vedo così!)
Sei il più grande, e non si può non renderti onori…
 
Il mio regalo sarà così una tua guarnizione intima, una specie di medaglia invisibile.
Riassumerà la magnificenza di un sentimento che è dovuto solamente a te.
(E solo tu lo saprai!)

  

   
     


Nella radice della parola c’è anche un antico suono tedesco, “geili” (sfarzo), da cui il nostro “gala”.

Il mio regalo non ti farà certo vivere in pompa magna, ma ti garantirà sicuramente la misura della grandezza che ti accerchia: quella del mio sentimento per te.
 
Una grandezza sfarzosa della sua insignificanza.
Solo se lo vorrai, questo sentimento ti parlerà. E se non lo vorrai, rimarrà in silenzio, appartato.
I veri nobili sanno a volte passare inosservati, e fanno volentieri a meno degli onori.
Si confondono tra la folla, godono a farsi passare per persone qualsiasi, lontane dai protocolli e dall’etichetta.
 
Mio tramite privilegiato verso di te, il mio regalo è regale come può esserlo il mantello del sovrano, che non serve a coprirlo, ma solo a distinguerlo.
Il  mio regalo ti distinguerà da tutto il resto.
 
Astrazione di un sentimento, è povero e ricchissimo come ogni simbolo.
Ma un simbolo resta astratto, freddo, e per questo un po’ ingombrante…
Il mio regalo non sarà regale in quel senso, non ti darà mai soggezione.
 
Al contrario, nei tuoi confronti saprà sottomettersi. Con la nobiltà del cane randagio, sarà capace di gratitudine e di separatezza allo stesso tempo.
Austero come ogni vero nobile, terrà la giusta distanza.
 
E solo alla giusta distanza potrà ricordarti veramente chi sei.
 
Certi luoghi comuni sostengono che chi ama “di più” è svantaggiato.
Per questo non bisognerebbe mai sbilanciarsi ad esprimere i propri sentimenti, per esempio attraverso regali troppo costosi.
 
Invece io so che chi ama è comunque il più forte.
Proprio per questo ti regalo tutti i fili d’erba
 
Il mio regalo è regale proprio perché non conosce i meno e i più, perché tralascia i numeri, perché non calcola, perché non domanda e perché non fa paragoni.
 
Il mio regalo dimentica e si dimentica.
 
Non sa neppure di essere la cosa più preziosa che esiste, in questo momento.
 

 

 

 

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