Strane Coppie Musicali del Novecento
 

 

Abstract - Appunti di lavoro
 


 

Due americani
Due sperimentatori
Due eversori
Due leader

 

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Due americani: George Gershwin e Carlos Santana.

 

L’America dei grattacieli e l’America dei Chicanos, degli immigrati
L’America delle metropoli, del capitalismo
, e l’America degli sfruttati, dei senzacasa
L’America dei colonizzatori
e quella dei colonizzati
L’America del jazz che ambisce a diventare musica colta
, e l’America delle semplici ballate, delle nenie popolari, dei ritmi tribali

 

“Rapsodia in blue” e “Samba pa ti”

 

George
Il tema centrale mi si presentò improvvisamente, come spesso mi accade. (...) Devo molto delle mie composizioni a una sorta di lavoro del subcosciente, ed eccone un esempio. Ho il debole, è noto, di mettermi al pianoforte in società. Suonavo, senza pensare minimamente alla rapsodia, e a un tratto mi trovai sotto le dita un tema nuovo, che doveva avermi ossessionato inconsciamente cercando espressione. Sentii subito di aver trovato ciò che cercavo.
La settimana successiva al mio ritorno a Boston avevo cominciato la prima stesura della
Rapsodia in blu.
(Il mondo della musica, cit., p. 2135)

 

Carlos
Un giorno, quando sarò abbastanza bravo, scriverò una samba per te e tutto il mondo potrà sentire la mia anima cantare…

(http://xoomer.virgilio.it/ben_hur/doc3.html)

 

George
Fare musica è in effetti poco più che una questione di invenzione col sostegno e la complicità delle emozioni. Nel comporre, combiniamo la nostra conoscenza della musica e il nostro sentire.

(in AA.VV. Gershwin, cit., p. 43)

 

Carlos
La vera musica sta con te per settimane, per mesi, probabilmente per sempre, perché il tuo spirito la assorbe profondamente
.
(http://xoomer.virgilio.it/ben_hur/doc2.html) (…)

  

George
In treno, i ritmi metallici e il frastuono che sovente in un compositore agiscono come stimolante, repentinamente mi suggerirono in modo tanto nitido -da sembrar scritta sulla carta- la costruzione completa della Rapsodia  dall'inizio alla fine. Non trovai nuovi temi, ma elaborai il materiale tematico già esistente nella mia mente e tentai di concepire la composizione integrale. La costruii cioè come una specie di caleidoscopio musicale dell'America, col nostro miscuglio di razze, il nostro incomparabile brio nazionale, i nostri blues, la nostra pazzia metropolitana.
(in Il mondo della musica, cit.,  p. 2134)

 

Carlos
Credo profondamente nell'arte come espressione spirituale (…) La musica ti consente di abbracciare storie e spiritualità di popoli lontani. Sono messicano, ma amo profondamente la musica africana.

(in Gianpaolo Mattei, Anima mia, p. 299)

 

George
La musica per essere autentica deve esprimere i pensieri e le aspirazioni del proprio popolo e del proprio tempo.

(in AA. VV. Gershwin, cit., p. 25)

 

Carlos
La musica è come il sapone. Ti purifica dai pensieri superflui…
(http://xoomer.virgilio.it/ben_hur/doc3.html)

 

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NB
Per la Rapsodia mi immagino in certi punti un tono molto malinconico, (più malinconico di quello che aveva immaginato Gershwin) e perfino una ricrittura che insista molto, a tormentone, sul motivo centrale (originariamente per pf). Mi immagino un pezzo in cui quel  motivo  ritorni più di una volta, anche a sproposito, e che poi venga messo a tacere dagli altri strumenti e dagli altri passaggi, come un Pulcinella bstonato che non ce la fa a capire che basta è ora di finirla, deve zittirsi. Mi immagino una riscrittura quasi grottesca.
Per Samba pa ti non ci vorrebbero più di due strumenti, secondo me, e anzi meglio uno solo. Forse si può stravolgere tutto, ma non il tono intimo di conversazione a due, essenziale anzi poverissima)

 

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Due sperimentatori: John Lennon e Igor Stravinskij.

 

John che incarta il microfono nella carta igienica e Stravi che si diverte coi rulli di carta perforata.
John che incide la propria voce al contrario e Stravi che spinge al massimo l’estensione naturale degli strumenti
John che canta a torso nudo per farsi venire la voce rauca e Stravi che cerca di immaginare come manipolare i suoni
John che va in visibilio per le possibilità infinite dell’elettronica e Stravi che storce il naso perfino di fronte a radio e dischi

 

“Imagine” e “La Sagra della Primavera”

 

John
Pensavo che ci fosse qualcosa di sbagliato in me perché sembrava che vedessi cose che gli altri non vedevano

(in Live! Minimum Fax, p. 6)

 

Igor
La facoltà di creare non ci è mai data da sola, ma va sempre di pari passo con il dono dell’osservazone. E il vero creatore si riconosce in ciò, che egli trova sempre intorno a sé, nelle cose più comuni e piùà umili, degli elementi degni di nota

(in Poetica della musica, p. 46)

 

John
In un certo senso sono sempre stato un alternativo. Ero un alternativo anche all’asilo. Ero diverso dagli altri. Sono stato un diverso tutta la vita

(in Live! Minimum Fax, p. 6)

 

Igor
Se basta rompere un’abtudine per meritare la ttaccia di rivoluzionario, ogni musicista che ha qualche cosa da dire, e che esce, per dirla, dalla oconvenzione stavilita, dovrebbe esser coniderato tale

(in Poetica della musica, p. 12)

 

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NB
Imagine
è ancora una ballata, ma ha già qualcosa di sinfonico di per sé. Conserverei quel tono arioso, “celeste”, anche se ridotto in un paio di strumenti. Ma ci vorrebbe un flauto, la cosa più simile alla voce di John.
Nella Sagra ci sono infiniti punti in cui le percussioni fanno un casino rockettaro duro. Nella prima parte, quella specie di danza tribale dell’Introduzione parla da sola. Qualsiasi pezzo si sceglierà, ci incastonerei anche qui, a tormentone, la danza tribale dell’Introduzione, come una specie di sigla, di richiamo, di promemoria costante su quello che accomuna John e Stravi: il RITMO e il suo stravolgimento.

 

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Due eversori: Erik Satie e Frank Zappa.

 

Il Gruppo dei Sei e i Mothers of  Invention.
Satie otto giorni in carcere a causa di Parade ; dieci giorni di galera per Zappa per smercio di cassette porno
Scandalosi e irriverenti entrambi, humorismo e assurdità varie
Scrittura libera e accordi complessi per Satie, continua ricerca e sperimentazione per Zappa
Satie che riparte sempre da zero e Zappa che cambia continuamente le note, le idee
Contraddizioni apparenti: Satie esoterico e Zappa rigorosissimo ( si storce se quelli del gruppo non studiano la musica!!!)
Rumori ambientali per Satie (macchina per scrivere, sirene, colpi di pistola)   e continua improvvisazione per Zappa e c.

 

“Parade” e “Don’t eat the yellow Snow”

 

Erik
Sono venuto al mondo troppo giovane in un mondo molto vecchio

(enc Eu. P.196)

 

Frank
La regola Per Eccellenza dovrebbe essere: “Se suona bene per te, è perfetta; se suona male per te, è una merda”
(Autobiografia
, p.148)


Erik
Non dimenticate che le epoche hanno, sull’artista, una grande influenza; esse lo dominano e gli impongono la loro atmosfera. Egli non vi si può sottrrarre…

(Quaderni di un mammifero, p. 31)

 

Frank
Una persona dotata di senso del ritmo che entri in una fabbrica può percepire il rumore di una macchina come una composizione (…) Tutto può essere CONSUMATO come musica
(Autobiografia
, p. 127)

 

Erik
E tutto ciò mi è successo per colpa della Musica. Quest’arte mi ha fatto più male che bene: mi ha inimicato diverse persone di qualità, molto rispettabili, più che distinte…
(Quaderni
, p. 97)

 

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NB
Giocherei sui rumori di Parade: la sirena, il motore, la macchina per scrivere. E cmq privilegerei la tristezza della fine sulla baldanza del principio. Con quei rumori-effetti che ritornano sempre, che sono un promemoria: la vita scorre comunque. (E qualche inserto da Gymnopedies??? Perfavore, se possibile!!!)
In parallelo, renderei tristissimo il pezzo di Zappa, che invece è piuttosto mosso.
(I ribelli nascondono sempre qualcosa: la perfetta consapevolezza che è tutto FINZIONE)

 

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Due leader: Roger Waters e Arnold Schoenberg.

 

Schoenberg che progetta il sistema di composizione con dodici note e Waters che riflette sull’aspetto matematico della musica
Intelligenze formidabili e “demoni” interni
Mettere ordine nell’atonalità (Schoenberg) e “far pensare la musica” (Waters)
Entrambi infelici e nevroticamente scontenti
Romantici entrambi, nonostante le apparenze: i loro stili esprimono eageratamente le loro personalità.

 

“The Wall” e “Quintetto per fiati op. 26”

 

Arnold
"Sembra che stia scrivendo una lettera" commentavano pieni di ammirazione i miei camerati dell'esercito austriaco quando scrivevo musica in caserma, per una festa della compagnia. Né ha importanza che non si trattasse di un pezzo particolarmente riuscito ma di un semplice lavoretto artigianale, dato che spesso scrivere una lettera e una pagina di musica richiede lo stesso tempo. Personalmente sono di quelli che scrivono molto in fretta, sia che si tratti di contrappunto "cerebrale" che di melodia "spontanea".

(Stile e idea, cit.,  p. 151)

 

Roger
Gli artisti, semplicemente, vedono le cose in modo differente dalla gente normale. In un certo senso è una bemedizione, ma può essere anche un’orribile maledizione…

(L’altra faccia…p. 72)

 

Arnold
Musicista è colui che, vedendo delle note, comincia a
udire  suoni nascergli dentro.
(Testi poetici e p. 216 )

 

Roger
Se dovessi elencare cinquanta canzoni che mi sarebbe piaciuto scrivere, pochissime non sarebbero di Dylan o Lennon

(in Schaffner, PF Uno scrigno di segreti, p. 267)

 

Arnold
La vera musica di un vero compositore ha la forza di provocare ogni tipo d'impressione senza proporselo. Melodie semplici e belle, ritmi pepati, armonie interessanti, forme sofisticate, contrappunto complicato: il vero compositore scrive tutto ciò con la stessa scioltezza con cui scrive una lettera.

(Stile e idea, cit.,  p. 151)

 

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NB
Nessun suggerimento sulle trascrizioni possibili. Personalmente non vorrei sentire “The Wall” troppo sinfonico (è già stato fatto e strafatto).
E sul Quintetto, tutto è possibile! Jazz? Prog?


(Laura De Luca)