WILLIAM CONTRA SHAKESPEARE
Una intervista possibile

di Laura De Luca

con
PINO COLIZZI



 

Venerdì 20 gennaio 2012 – ore 17.00
Teatro Vittoria
Piazza di Santa Maria Liberatrice 11, Roma



Lunedì 5 dicembre 2011 – ore 21.00
Centrale Montemartini
Via Ostiense 106, Roma



Lunedì 14 novembre 2011 – ore 21.00
Teatro dell’Angelo
Via Simone de Saint-Bon 19, Roma


 
 
 

Corpo a corpo tra una giornalista di oggi e William Shakespeare.
In scena due soli personaggi seduti a conversare come in un qualsiasi talk show.
L’esordio dell’intervista è conformistico, quasi nei modi della superficialità televisiva.
Gradatamente, il tono della conversazione si inspessisce; la giornalista non nasconde più il suo inspiegabile, profondo imbarazzo davanti allo sfuggente interlocutore, che, a seconda delle domande e delle provocazioni, inizia a rispondere chiamando in causa i suoi innumerevoli personaggi,  con i quali la giornalista si trova costretta, suo malgrado, ad interloquire.
La conversazione immaginaria diventa così gradatamente un’incastonatura per singole gemme di monologhi più o meno noti, occasione di rievocare la nutrita galleria di situazioni e personaggi, mantenendo però sempre la struttura di dialogo socratico, caratterizzato cioè dalla ricerca della verità (o di una possibile verità), su William Shakespeare.
Lasciando di volta in volta voce ai suoi personaggi, l’intervistato si conferma così alla giornalista sempre più sfuggente e sempre meno disposto a lasciarsi interrogare in quanto tale, guidando semmai egli stesso la conversazione su temi e ruoli a lui cari, fino al coup de théâtre finale: in scena non è, e non può essere, William Shakespeare, ma l’attore che lo interpreta, col suo personalissimo e incomunicabile dramma, che finisce, suo malgrado per presentarsi per quello che è: quasi una reincarnazione del poeta, capace di distribuirsi in tutti i possibili ruoli a prezzo di una sorta di rinuncia nei confronti della vita vera.
Colui che ha inventato infiniti caratteri è stato così a sua volta semplicemente re-inventato…
Si riconferma in tal modo l’infinito gioco di specchi del teatro, basato sul perpetuo rimando fra ciò che è e ciò che appare.
 
Lo stile del dialogo è ironico, il ritmo molto serrato, in contrasto con il rallentamento generato dalle parti monologanti. L’evocazione dei diversi testi citati consente inoltre alternanza fra commedia e tragedia.
Nessuna prevedibilità nella “partitura”, nessuna rigidità cioè nel susseguirsi di dialoghi e monologhi secondo uno schema fisso: questi ultimi si introducono inoltre  nella conversazione senza che il pubblico necessariamente li riconosca subito in quanto tali, ma integrandosi naturalmente nell’intervista immaginaria per essere contestualizzati e presentati solo in un secondo momento.