Tagliata nel legno della sopravvivenza: angolosi sorrisi su guance scavate. C’è un’acidità materna nel trascinare i bimbi a scuola con quella veemenza che chiama solitudine: urla e lampi di temporale, l’eterna giostra dell’educatrice perfetta.
E poi dimenticare le favole, e non saperle più raccontare che quando ormai è tardi. Amen. Il tempo è passato, il presepe smontato, la luce si è spenta.
Il latte non sgorga più e il seno è ormai buccia senza mela.
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