Spolverando

Rughe:
le facce spente
delle cose,
cattedrali di polvere.
Le conosco bene,
mi assomigliano.
Le accarezzo pietosa
col panno antistatico,
tecnologica versione
dell’antico straccio,
volendo in qualche modo conservare
perfino la sporcizia,
e in quella
affreschi di spazi
lasciati per caso.

Ma non torna
e anzi resterà lontana,
con tutti i suoi lugubri scarti,
e monumenti di unghie inutilmente laccate
la giovinezza.