Mi lavo le mani nell’origano, lo stropiccio dal suo cespuglio già violato. Gli rubo i figli, le fogliette dure e odorose; per vendetta mi stordisce con un pianto di effluvio pungente alle narici e su fino alle tempie. Ne farò un barattolo, una scorta di polvere di pura estate da spandere su stanche pietanze bisognose di musica speziata verde.
Per un attimo respiro. Sono io l’origano, sono io tutto il prato e il bosco e il creato, se qualcuno lo ha creato. Sono io le mille fogliette odorose e non più solo quattr’ossa in forma scialba di donna, io polvere umana ormai disappetente...
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