Ottavo

Diego, Winter, la donna

 

DIEGO
La poveretta sta male, forse davvero rischia l’aborto. Quella volta, quando anche Anna temeva quasi di essere rimasta incinta, io….
“Se è così non ne voglio sapere”, le dissi. Flash.

ANNA
Sei un porco…

DIEGO
Cosa spinge un uomo a non desiderare di diventare padre?
Laggiù c’è un bar ancora aperto.

WINTER
Ce la fa ad arrivare?

 

Povera Anna, stellina, disegno di Diego Romano, 2001.

 

DIEGO
Ce la fa, la facciamo sedere, Dio che freddo che fa. C’è solo un cameriere con la faccia giallastra. Serrande mezze abbassate. “Perfavore una camomilla”…

DONNA
Eravamo a cena. Lui mi ha aggredita. Pretende che io tenga il bambino. Dice che glielo devo. Ma che diritto ha?

DIEGO
E tu, quale diritto di ucciderlo? Sulla fronte spaziosa di Winter c’è scritta questa domanda. Ma lui resta in silenzio. Le tiene una mano, le trasmette la sua austera calma, quasi monacale, non so davvero da dove la tiri fuori, sicuramente dalla musica, perché c’è sempre una musica dentro di lui che suona, che sgorga da qualche parte, anche se nessuno la sente.
La donna si contorce, ha i crampi.

DONNA
(ridendo con amarezza)

Forse non ci sarà bisogno di un aborto procurato…

WINTER
Chiamiamo un’autoambulanza, dai…

DONNA
Non l’hai capita? Magari, fosse…

DIEGO
E’ bella, ma un po’ sfatta. Forse l’età non giovanissima la spinge a rifiutare questa maternità per paura, pensa lui, forse invece vuole solo godersi la vita, penso io. Si rilassa, si lascia un po’ andare….

DONNA
Ma che ci facevate in giro a quest’ora?

DIEGO
Lo chiede tanto per chiedere, non gliene frega niente.

DONNA
Correvate come matti…

DIEGO
Winter riassume sprazzi di questa nottata incredibile: a lei, a noi stessi. Piano piano, il batticuore gli sale nella voce…

WINTER
Chissà Cesare… Chissà se… Che dici, l’avranno ripreso?

DONNA
Il bambino?

WINTER
Facciamo un salto al commissariato, dai…

DONNA
Il bambino… Dovete ritrovarlo…

DIEGO
Ma non sta per farne fuori uno? Le donne non le capirò mai.

 

Concepito, acquerello su carta di Renata Vernaglia, 2001.

 

DONNA
Andate, io me la cavo. Però ritrovatelo…. Perfavore.

DIEGO
Lo dice a noi, è come se lo dicesse a se stessa…

DONNA
I bambini non devono perdersi. E anche quello, quel disgraziato che vuole farsi fuori. Anche quello è un bambino. Tutti sono bambini…

 

Disegno originale di Emiliano Mammucari, mezzatinta su cartoncino, 2001.

 

DIEGO
Non ce la faccio più a restare zitto: “E dentro il tuo utero allora?”
Mi guarda, smarrita. Quello non è un bambino, mormora. Non ancora. Quasi quasi la fotografo, forse ce la faccio. In questo stesso momento arriva il suo uomo, credo. Una faccia squadrata, col pentimento impastato negli zigomi, tra i denti, nella mascella. “T’ho trovata, finalmente”….Negli ultimi minuti lei ha perso tutta la sicurezza, intanto sento Winter che freme…

WINTER
(sottovoce)

Allora andiamo…?

DONNA
Aspetta. Troverete il bambino, è vero?

DIEGO
Sulla faccia austera di Winter intravedo un sorriso. Quale bambino?

WINTER
Faremo l’impossibile.

 

Il battito. Quello che abbiamo già sentito. Di un cuore che resiste, ma che è messo alla prova.

 

DIEGO
E dal suo sorriso decifro cosa sta succedendo: forse lei ci sta ripensando, forse questa non è la notte dell’Apocalisse, non ancora, forse l’umanità ha ancora una speranza. La lasciamo col suo uomo, mano nella mano. Come due bambini. Sì, faremo l’impossibile.
(…)
E io non posso smettere di sentirmi addosso Anna, adesso, né di pensare a quanto l’avrei fatta soffrire se davvero le avessi proibito quel figlio che lei era pronta a ricevere. La chiamo. Deciso. Adesso. Chiedo il telefono a Winter. E’ quasi l’una, chi se ne frega.
“Pronto, sono io…”
(…)
La sua voce mi da un tuffo al cuore, vorrei fotografarla. Potrei fotografare una voce? Intanto corro dietro a Winter verso il commissariato, chissà Cesare e l’autista che fine hanno fatto, Dio come sono stanco, eppure….
“Sono qui, dobbiamo ritrovare un bambino… Un bambino che…:”
(…)
Con Anna ci scambiamo poche parole, no, non stava dormendo, stava aspettando questa telefonata, lo sapeva che l’avrei chiamata. Vorrei dirle scusami per quella volta, vorrei dirle scusami per sempre, vorrei dirle amami come sono….
(…)
Ma dura così maledettamente poco questo parlare fatto solo di sospiri. Sulla porta del commissariato la saluto, “Ciao, ti chiamo dopo”.

WINTER
Cesare? L’avete trovato?

DIEGO
No. Scuote la testa, scuote le mani, scuote il lardo che lo avvolge tutto. Cos’era, quella là dentro, una lacrima? Lui è abituato a ubriacarsi di dolore…
Due agenti fumano in un angolo. Seduta su una panca, una ragazza.

WINTER
EHI?

DIEGO
Tuffo al cuore. E’ la giovane albanese incontrata sotto casa di Winter….
(divertito)

Esulta nel rivederlo. Sono come vecchi amici. Si è decisa a denunciare il protettore….
(grave)

E io ormai sono certo che questa notte non finirà più. PIU’. Ero in esilio. Non tornerò a casa.

 

Cesare a vent’anni si ubriaca di dolore

Per Diego ragazzo la Macchina Fotografica è un grillo parlante

Winter spera di incontrare almeno un extraterrestre

     

Acquerelli di Diego Romano, 2001.

   
   
Diego    Gino Manfredi
Winter    Stefano Onofri
La donna    Margherita Patti
Musiche originali    Esilio del tempo, Echoesthree
Allestimento e regia    Gian Berardino Carlucci